29/09/06

Avrei voglia di una serata magica,
una di quelle da ricordare spesso
una di quelle che ti porterai nel cuore ovunque andrai...

Avrei voglia di un posto caldo
un pub, o una taverna
con il camino acceso
una chitarra, un bongo
Vino, grolla, limoncello
Quel senso di allegria
di risate
di calore sprigionato da tutto
le pareti in legno
il riflesso del fuoco sul muro
quel senso di pace
quel senso di amicizia, di gioia

Magari questi momenti arrivano quando meno te l'aspetti...
Io aspetto;-)
Anche perchè ci vogliono le persone giuste...

28/09/06

Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo!

Chiude la Pablo.
Roma , Testaccio, un lungo corridoio farcito con tutte le locandine dei film prodotti, la maggior parte dei quali meteore. In fondo al corridoio la stanza di Gianluca Arcopinto, il padre della Pablo, produttore cinematografico fuori dagli schemi.
Muto.
Mutismo incarnato su un corpo di pietra, da Toro seduto, calmo e massiccio, forse cattivo. Alle sue riunioni di produzione si susseguivano affannati registi, chi agli esordi e chi già da tempo ha esordito e non riesce ad esordire più. Con spasmi di incertezza e passione nevrotica tutti davanti a lui tentavano di raccontare il loro desiderio di cinema e di fare una storia nuova, la storia, la loro storia unica e inimitabile. Mentre lui ci scrutava dietro una piccola scrivania, mesto e disincantato e non pronunciava parole, nessuna espressione facciale e nessun respiro, un monumento di pietra in grado di scardinare ogni architettura di parole, ogni affanno artistico, ogni legittimo o illegittimo ardore finalizzato a farsi dare dei soldi da lui.
Un maestro senza filosofia che non pronunciava nemmeno aforismi incomprensibili per illudere o consolare, Arcopinto.
Soldi non c’erano. Questa l’unica verità.
Ma alcuni film, non si sa come, uscivano da quegli uffici. Poi i registi, fatto il film, chiamavano per sapere... Che fine facevano i film? Chi li distribuiva? Quante copie aveva fatto stampare Gianluca? E dopo che il film era finito iniziava l’arte del produttore, un’arrendevole voglia di disincanto. Il film c’è ma non uscirà mai. Oppure il film è bello e lo porto io, lui Gianluca, in giro per l’Italia.
"Ma nun me fate parlà che se parlo io casca il mondo"
Con questa frase che alludeva a scenari di complotto e trame massoniche della Roma vischiosa della politica, Gianluca tacitava i registi, recalcitranti a credere che fatto un film se ne possa fin da subito celebrare il funerale. Non diceva mai di sì e nemmeno di no Gianluca. Quindi per chi vive con il sogno e con la convinzione di avere qualcosa da dire nel cinema, quei suoi silenzi statuari erano o un appello sincero a provarci o un invito implicito a suicidarsi.
Questa era, e forse è, la forza di Arcopinto, lasciare al suo interlocutore tutte le mosse e tutte le interpretazioni possibili, tutte le domande e tutte le risposte. La Pablo ci mancherà, un ambiente vitale, un grande casino, passione per il calcio e militanza e soldi come nel gioco delle tre carte: ci sono, non ci sono, ci sono stati. La finanza ogni tanto arrivava ma poi andava via.
“Lo portamo a casa ’sto film?”
Prediligeva direttrici di produzione donne.Dei pitbull in grado di finire un film senza mezzi e di non farsi picchiare dai macchinisti.
Chi non paga mazzette, e Gianluca non le pagava, chi non ha a che fare con il mondo politico-borghese ben introdotto dove per noia ci si dà all’arte e meglio ancora all’arte cinematografica per spendere di più e annoiarsi di meno, sopravvive solo con la difesa e la consolazione della militanza ostentata che nel caso della Pablo era accompagnata da un’altra ideologia, più sentita e gioiosa: la Roma.
Gianluca infatti amava e ama il calcio molto più del cinema. Ora la Pablo non c’è più ma come consolazione del suo fondatore la Roma c’è ancora.

Il cinema

Un film è un campo di battaglia:
Amore, odio, morte.
In una parola emozione

Samuel Fuller

25/09/06

L'emozione...






Non ha voce...

E mi manca un po' il respiro....

22/09/06

Le scarpe al chiodo

Un po' mi dispiace.
Anzi, probabilmente molto più di un po'.
Certo, oggi la squadra è totalmente cambiata, facce nuove, gente diversa.
Però mi mancherà.
Mi mancherà quel solito scazzo che mi prendeva ogni anno, quando iniziava a fare freddo e dovevo andare in campo la sera alle 21 in pantaloncini corti, con le ginocchia che mi diventavano fucsia.
Mi mancherà la rabbia di quelle sere in cui la palla proprio non riuscivo a prenderla nemmeno pregando.
Mi mancherà la gioia di una partita combattuta coi denti, fino alla fine, fino ai crampi.
Mi mancherà lo spirito di squadra, le risate insieme, le lacrime inaspettate, le incazzature, i silenzi e le urla negli spogliatoi. Mi mancheranno i cori e le canzoncine inventate da noi.
Mi mancheranno la corsa e gli addominali, e tutti gli esercizi che odiavo profondamente.
Mi mancheranno le papere e le prodezze (ma si, ogni tanto!!).
Mi mancheranno i volti delle mie compagne, i sorrisi dell'allenatore per una vittoria insperata, le sfuriate per lo scazzo di gruppo che ogni tanto ci prendeva.
Mi mancheranno i lividi che regolarmente avevo dopo ogni partita, e i dolorini vari i giorni successivi.
Mi mancherà la borsa rossa, che ormai faceva parte dell'arredamento della mia camera: sul tappeto ormai i piedini di ferro (ovviamente 3, perchè gli altri 2 erano saltati) hanno fatto un segno indelebile. Mi mancheranno le cerniere che si rompevano sempre.
Mi mancheranno gli immancabili "racconti del giorno dopo" e le interminabili discussioni sui problemi tattici irrisolvibili.
Mi mancherà il mio numero 6, il numero di Paulo Sousa.
Mi mancherà quell'emozione che, volente o nolente, mi prendeva sempre prima di ogni partita, quel misto di timore e paura, e insieme di voglia di potercela fare.
Mi mancheranno i viaggi in macchina in trasferta, le serate a festeggiare alla Taverna ai Poggi.
Mi mancherà quella stanchezza dopo ogni partita e allenamento, di cui ero felice e soddisfatta.

Perchè raccontare certe cose a persone che non le hanno vissute con me, non è la stessa cosa!
Perchè comunque, anche tutto questo mi ha aiutato a crescere.
Grazie!
Anche se mi mancherà!

21/09/06

Finalmente!

Dopo settimane di attesa, sono riuscita ad avere tutta la prima serie di Sex and the city!!
ALLELUJA!
Chissà per le altre cinque...

20/09/06

Kite

I'm not afraid to die
I'm not afraid to live
And when I'm flat on my back
I hope to feel like I did
And hardness
It sets in
You need some protection
The thinner the skin
I want you to know
That you don't need me anymore
I want you to know
You don't need anyone
Or anything at all
Who's to say where the wind will take you
Who's to say what it is will break you
I don't know
Which way the wind will blow
Who's to know when the time has come around
Don't want to see you cry
I know that this is not goodbye

U2

16/09/06

Non sento...

Penso.
Ma non capisco.

Vado avanti, e mi sembra di andare indietro...
Mi sento il cuore vuoto.
E mi chiedo se sia ancora in grado di amare.
Ma amare davvero.
Mi sento il cuore asciutto.
Mi sento un pezzo di ghiaccio, insensibile...
Mi sento aliena a me stessa.
O forse nemmeno sento davvero.
Non sento più niente.

Sono convinta che per vivere siano indispensabili i legami, i rapporti.
Poi mi accorgo che in fondo, ne posso fare a meno.
E questo mi spaventa.

Penso.
Ma non mi capisco.
Non ho paura. Non amo. Non sento...

15/09/06

Sagra

Notte. Si sente fuori il rumore della pioggia.
In testa ho ancora i rumori della festa.
Eh si, la sagra di paese. Da tanti anni non la vivevo così. Quest'anno ho deciso di partecipare di più.
Il turno in cucina. Fantastico! Rivedere tutte le facce, i sorrisi, le strette di mano. La cucina chiude alle 11. Siamo stati lì intorno al bancone a ridere fino a mezzanotte e mezza... Quant'è bello ritrovarsi? Strade e percorsi diversi... e poi ancora lì, a parlare, discutere, ricordare di quando si era piccoli, di com'era diverso...quando tutti ci si salutava...e ora chi si è sposato, chi ha bambini, chi si è perso, chi sogna ancora, chi è diventato troppo grande, chi ancora è troppo piccolo. Ma ancora lì, intorno a un panino con la salamella, un buon bicchiere di vino, e qualcosa di magico che ci fa tornare.
Piccole gioie, enormi doni del cuore.
ps: e dopo aver anche giocato a pallavolo, quest'anno devo dire che sono una pedina fondamentale di LUERA!!

14/09/06

Il vecchio che donava romanzi alla biblioteca

Biblioteca di Lecco.
Un signore anziano, molto distinto, si avvicina al bancone. Tiene in mano un pacchetto. Mentre scarta il fardello, quasi timoroso, con un sorriso cordiale e gli occhi che luccicano dice all'addetto "Avrei questi libri da donare alla biblioteca...". Lui li prende e senza tono dice "va bene". Il vecchietto lo guarda e gli chiede "Devo firmare qualcosa, fare qualcosa...?", e lui "no, no, basta così". Il signore lo guarda un po' deluso, dice "va bene allora, arrivederci".
Mentre osservavo la prima parte della scena (e aspettavo il mio turno), avevo un sorriso ebete sul viso: quel signore mi aveva commosso per la sua compostezza e la sua gioia nel fare un tale gesto.
Sapendo di perdere facilmente le staffe, ho preferito stare zitta e non dire niente, rischiando di ricadere nel torto causa violenza... Ma ci sarebbe voluta proprio una bella sberla a quel cafone della biblioteca! Per carità, mica doveva dargli dei soldi, ma almeno un grazie! Cosa costa un grazie? Alla fine è un piacere che un cittadino fa alla biblioteca e alla sua città. In più con quei modi gentili e quella luce negli occhi! Ma si trattano così questi cittadini? In più una persona anziana...
E' incredibile. Fossi stata io, gli avrei fatto firmare un finto foglio..., o almeno avrei preso, chessò, nome e cognome in modo che risultasse alla biblioteca la sua donazione...Insomma, QUALCOSA!
Mentre lui se ne andava, un po' curvo sulle spalle, mi ha preso una stretta al cuore...

Ma cosa stiamo diventando? Dov'è andato a finire quel poco di umanità che ancora pensavo ci fosse in giro? Davvero le nostre città stanno diventando sempre più luoghi senza relazioni, freddi, inospitali? Soprattutto verso quelle persone che, più di tutte, avrebbero bisogno di un sorriso, di un piccolo gesto che non le faccia sentire inutili...

12/09/06

La luce rosa del tramonto

Viviamo una volta sola.
Ci sbattiamo perchè poi arrivati ai 60 anni avremo (forse) una pensione, potremo dare qualcosa ai figli, potremo goderci la vita.

Ma la vita ce la dobbiamo godere sempre!
In fondo, cerchiamo di farci del bene, e di non essere troppo puntigliosi. Il sorriso favorisce la scomparsa delle rughe sul viso.
Una risata è addirittura un toccasana per il cuore.
Non spaventiamoci. Non abbiamo paura di sbagliare.

Perchè viviamo una volta sola. Il che non significa sperperare o diventare sfrenati. Significa solamente non preoccuparci troppo del futuro, e cercare di non avere rimpianti.

07/09/06

Soltanto un attimo

C’è stato un momento
in cui mi è sembrato capirci qualcosa
vederci più chiaro
in mezzo alle trame che intreccia la vita
ma è stato un attimo
soltanto un attimo

Mario Venuti

04/09/06

Just smile!

01/09/06

26

Pensavo di andare in crisi per questi 26 anni.
Ormai più vicina ai 30 che ai 20... senza in mano niente... da nessun punto di vista....

Poi ho scoperto invece di avere in mano una grande cosa: la vicinanza e l'amicizia delle persone.
Un compleanno sorprendente...Auguri da persone che nn sentivo da tanto, vicine e lontane.

Un compleanno migliore di questo non avrei potuto passarlo.
GRAZIE. DAVVERO.