22/07/08

Giorgione Gaber

E pensare che basterebbe pochissimo.
Basterebbe spostare a stacco la nostra angolazione visiva. Guardare le cose come fosse la prima volta. Lasciare fuori campo tutto il conformismo di cui si è permeata la nostra esistenza. Dubitare delle risposte già pronte. Dubitare dei nostri pensieri fermi, sicuri, inamovibili. Dubitare delle nostre convinzioni presuntuose e saccenti. Basterebbe smettere di sentirsi sempre delle brave persone. Smettere di sentirsi vittime delle madri, dei padri, dei figli, mariti, mogli... quando forse siamo vittime solo della mancanza di potere su noi stessi. Basterebbe smascherare, smascherare tutto: smascherare l’amore, il riso, il pianto, il cuore, il cervello. Smascherare la nostra falsa coscienza individuale.
Subito. Qui e ora.
Sì, basterebbe pochissimo. Non è poi così difficile. Basterebbe smettere di piagnucolare, criticare, affermare, fare il tifo e leggere i giornali. Essere certi solo di ciò che viviamo direttamente. Rendersi conto che anche l’uomo più mediocre diventa geniale se guarda il mondo coi propri occhi. Smascherare con coraggio qualsiasi falsa partecipazione. Smettere di credere che l’unico obiettivo sia il miglioramento delle nostre condizioni economiche perché la vera posta in gioco è la nostra vita. Basterebbe smettere una volta per tutte di sentirsi vittime del lavoro, del denaro, del destino e persino della politica, perché anche i cattivi governi sono la conseguenza naturale della stupidità degli uomini. Basterebbe opporsi all’idea di calpestare gli altri, ma anche alla finta uguaglianza. Basterebbe smascherare le nostre presunte sicurezze. Smascherare la nostra falsa coscienza sociale.
Subito. Qui e ora.
Basterebbe pochissimo. Basterebbe capire che un uomo non può essere veramente vitale se non si sente parte di qualcosa. Basterebbe smettere di credere di poter salvare il mondo con l’illusione della solidarietà. Basterebbe ormai rendersi conto che la crescita del mercato è necessaria alla nostra sopravvivenza, ma che la sua espansione inarrestabile ci fa diventare sempre più amorali e più stupidi. Basterebbe abbandonare l’idea di qualsiasi facile soluzione, ma abbandonare anche il nostro appassionato pessimismo e trovare finalmente l’audacia di frequentare il futuro con gioia. Perché la spinta utopistica non è mai accorata o piangente. La spinta utopistica non ha memoria e non si cura di dolorose attese.
La spinta utopistica è subito. Qui e ora.